Laura Nicolini
UNA PALLOTTOLA STUDIATA

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La lista dei grazie

La lista dei grazie

Siccome questo blog – come tale – lo scrivo tutto io, non starò ad imbrogliare con firme fasulle, redattori immaginari e cose del genere. Siccome sono socio di maggioranza di me medesima e copy classe 1962 e perciò di parole ne ho lette e scritte parecchiotte (cit. Natalino Balasso), mi prenderò la libertà di scrivere ignorando la SEO, i termini di settore come scrittura creativa, copywriter, audit, sinergia, brief, condivisione, target, visione, contaminazione… e andrò dritta al punto.

Sono qui per ringraziare. Esatto, ringraziare. Preparatevi perché la lista è lunga: rimanendo in ambito professionale ho un bel po’ di persone che, incrociate sulla mia strada professionale, hanno contribuito in bene. E prima di taggarle su Facebook con qualche imbarazzante post da ultra-ultra cinquantenne (ultrà cinquantenne?), voglio mandare una lettera ai destinatari della mia riconoscenza: i clienti. Che poi non mi è mai piaciuto chiamarli “clienti”, perché mi sembra fuorviante, come se il nostro unico obiettivo fosse staccare una fattura e ciao. Certo, il termine “cliente” presuppone un accordo commerciale, una stretta di mano e il reciproco impegno alla collaborazione, però sembra che poi tutto finisca lì, come in una catena di montaggio. E invece nella comunicazione è importantissimo il rapporto umano.

Può sembrare un’affermazione da markettari imbruttiti, e invece è davvero così. Perché se devi collaborare con un’azienda devi conoscere le persone che ci lavorano, capire i ruoli e rispettarli, lavorare concentrato ma anche alleggerire le riunioni con un caffè e due chiacchiere, scambiare due parole sul weekend, per poi tornare a parlare di budget e termini di consegna. E se non ti trovi simpatico a vicenda, prima o poi nascerà un problema.

Il lavoro del copy è al servizio della crescita dell’azienda, che spesso ti racconta in anteprima le novità di prodotto, le strategie commerciali, i brevetti e la tecnologia; si condivide molto, si lavora fianco a fianco con altri consulenti, si scambiano idee cercando di non invadere il territorio professionale altrui, per non creare confusione e disperdere energie. Oggi poi, i progetti non sono quasi mai semplici: il web ha creato milioni di opportunità, ma al tempo stesso anche una serie di variabili che l’azienda deve valutare quando decide di dotarsi di un e.commerce, di un nuovo sito, di una APP, di un catalogo virtuale, di un gestionale e così via. Il nostro parere di consulenti – altra parola che mi fa prudere le ginocchia – è importante e va da sé che il cliente si deve fidare; e tu questa fiducia te la devi guadagnare. Come? Prima di tutto con la sincerità e la trasparenza: se l’idea dell’azienda è balzana, va detto. Se il cliente è convinto di qualcosa che noi già sappiamo non funzionare, va detto. E se l’azienda non ha la necessità dello strumento che ti sta chiedendo, bisogna dire di no, con le dovute motivazioni ovvio. L’azienda va messa in guardia, anche se per far questo ci tocca il ruolo dell’avvocato del diavolo.

Così dopo giorni, mesi e anni di reciproca frequentazione, ti accorgi che con alcuni clienti è nato un feeling particolare: se ritardano ti avvisano, se hai fatto un miracolo ti ringraziano, se non sono d’accordo te lo dicono, ma con le buone maniere. Se sono inadempienti con il materiale che ti devono passare si scusano, se il progetto che hai presentato non piace cercano di spiegarti il perché razionale, se hai fatto un buon prezzo lo capiscono e se lo ricordano nella trattativa successiva. E se non hai capito bene quale sia il loro prodotto o come funzioni il loro servizio, te lo spiegano, di nuovo.

Ecco perché sento la necessità di ringraziare tutte le aziende per le quali ho lavorato dal 1986 ad oggi. Tutti hanno condiviso con me le loro necessità, le caratteristiche della loro azienda, i ruoli interni ed esterni, i plus di prodotto, la loro rete commerciale, pregi e difetti del loro mondo insomma; alcuni di loro addirittura mi hanno suggerito qualche trucchetto per far passare l’idea al grande capo. Con qualcuno di loro ho anche pettegolato (giusto un minimo), uomini compresi. Per queste aziende-clienti, la voglia è dare sempre di più, perché se lo meritano. E anche se i numeri poi devono tornare – da entrambi i lati – se mi chiedessero di rinunciare ad una puntata fondamentale di Big Bang Theory per una riunione improvvisa, io ci sarei. Perché, cari clienti, ricordatevelo: la vostra soddisfazione è il nostro miglior premio!